Il giovane di Cinquefrondi che finì davanti al plotone d'esecuzione in Grecia

Per un Francesco Foriglio che miracolosamente riuscì a scampare alla terribile strage di Cefalonia per mano dei nazisti, ci fu il quasi omonimo Giuseppe Francesco Furiglio che invece su quell'isola greca ci lasciò la pelle. 


Giuseppe Francesco Furiglio di Cinquefrondi, fucilato a Cefalonia dai nazisti nel 1943


Cognomi molto simili, ma solo una lontana parentela fra i due nonostante gli errori frequenti all'anagrafe cittadina (diversi Foriglio nel tempo sono stati trasformati in Furiglio...), entrambi nativi di Cinquefrondi, e in forza in reparti differenti della Divisione di fanteria Acqui. 

I due  si incontrarono per caso durante la guerra, a Cefalonia: "mio nonno Francesco -ha raccontato Elisa Forigli- disse che fecero credere di essere fratelli, per poter passare più tempo insieme sentendo così meno la nostalgia di casa".

La storia di Giuseppe Francesco Furiglio è stata ricostruita da Giovanni Quaranta, storico e studioso di Anoia che spesso nei suoi lavori ha incrociato le vicende della nostra cittadina, fra esse anche quella di un altro cinquefrondese misterioso, inquadrato come cuoco, sempre a Cefalonia, di cognome Macrì e del quale non si è mai più saputo nulla. 


di Giovanni Quaranta

Proprio oggi, in occasione del 25 aprile, su questo blog è stato pubblicato il contributo di Elisa Foriglio con il quale racconta la tremenda esperienza bellica del nonno Francesco durante la Seconda guerra mondiale, di stanza a Cefalonia con la Divisione Acqui.

Interessato alle storie dei nostri soldati, mi occupai alcuni anni fa delle vicende di Cefalonia ed in particolare di quella di Paolo Russo, maestro della banda cittadina di Polistena, ancora disperso. La vicenda di questo giovane sarto polistenese fu occasione per approfondire attraverso ricerche archivistiche, bibliografiche e altro, la tragedia che colpì i nostri militari delle isole Ionie, abbandonati senza ordini dopo l’8 settembre 1943. Feci la conoscenza di Antonio Franco di Polistena e di Giuseppe Licopoli di san Martino di Taurianova (entrambi del 317° Fanteria come Russo) i quali, dopo anni di prigionia nei lager nazisti come I.M.I. (internati militari italiani), ebbero la fortuna di poter rientrare alle proprie famiglie, seppur segnati da quelle vicende.

Di Cinquefrondi, sull’sola di Cefalonia, a quanto pare, vi erano contemporaneamente due “quasi” omonimi: Francesco Foriglio, nonno di Elisa che, a quanto pare, rientrò in patria e Giuseppe Francesco Furiglio, che invece risulta tra i dispersi. Per coincidenza, anche il nome delle mogli era identico: Teresa (Mezzatesta, per il primo, e Teresa Zuccalà, per il secondo).

Giuseppe Francesco Furiglio era nato a Cinquefrondi il 26 luglio 1921 da Francesco e Pasqualina Franco.

All’atto dell’arruolamento era residente a Cinquefrondi nella Via Rotta n. 4.

Aveva i seguenti connotati fisici: alto m. 1,63 - torace 0,90 - capelli neri e lisci - viso ovale - naso retto - mento ovale - occhi castani - sopracciglia folte - fronte regolare - colorito roseo - bocca regolare - dentatura sana. Svolgeva il mestiere di pastore di greggi.

Dal ruolo matricolare, nel quale è contrassegnato con il n. 16268 di matricola del Distretto di Reggio Calabria, risulta che fosse totalmente analfabeta non sapendo leggere né scrivere.

Si sposò, come si è detto, con la compaesana Teresa Zuccalà.

Poche sono le notizie sul servizio militare. Sappiamo solamente che venne chiamato alle armi il 31 gennaio 1942 presso il Deposito del 18° Reggimento di Fanteria di Merano quale predesignato al 317°.

Successivamente, dal 10 febbraio 1943, venne impegnato in territorio dichiarato in stato di guerra quale Soldato del 317° Rgt. Fanteria «Acqui», 2° battaglione, 5a Compagnia. Risulta disperso in combattimento dopo l'8 settembre 1943 (come da verbale di irreperibilità del D.M. di Reggio Calabria del 3 ottobre 1947). Grazie a quanto raccontato alla famiglia dal reduce Marchesano di San Giorgio Morgeto al suo rientro dal fronte, si appurò che Furiglio venne fucilato dalle truppe Tedesche in quel di Cefalonia. 


Giuseppe Francesco Furiglio 


Il giovane nipote Giuseppe, che ho avuto il piacere di conoscere, da anni cercava notizie sul nonno e quando ha scoperto la storia di Antonio Franco da me pubblicata, mi chiese di poterlo conoscere. Accompagnai Giuseppe dal reduce polistenese (Partigiano combattente all’estero e decorato di Medaglia d’Onore) il quale ricordava bene il giovane Caduto cinquefrondese.

Alle dipendenze della Divisione “Acqui”, c’era un non ben identificato terzo militare originario di Cinquefrondi. Lo apprendiamo dalle memorie del fuggiasco Mariano Barletta di Napoli (la mamma discendeva dai Pasquale di Anoia). Nel suo libro “Sopravvissuto a Cefalonia” racconta la sua storia quando, dopo l'8 settembre 1943, come tenente di complemento della Marina Militare, dapprima scampò miracolosamente alla fucilazione, e poi girovagò per settimane braccato dai tedeschi. Ad Amfilokhia, si aggregò ad un reparto di partigiani comunisti dell'E.L.A.S.

Così scriveva: "Trascorsero così altri giorni. Tra un rancio e l'altro, la cui preparazione era affidata anche a un nostro soldato calabrese, un certo Macrì nativo di Cinquefrondi, che se la cavava ricavando dallo scatolame americano pepate minestre...". Nonostante tante ricerche non sono mai riuscito ad individuare chi fosse questo Macrì. Speriamo, prima o poi, di colmare questa lacuna e poter raccontare anche la sua storia.

Commenti

  1. Un intervento documentato e appropriato

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  2. Ottima documentazione. Mi piacerebbe poter avere maggiori notizie di mio nonno, che da quanto mi raccontava è stato sul fronte orientale, non sono sicura se a Cefalonia, credo in Albania dove fu fatto prigioniero e poi riuscì a fuggire. Si chiamava Vincenzo Sorbara, classe 1919, di San Giorgio Morgeto

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