Storia di Pinuccio Misiti, il giornalaio che regalava i giornali

                                      Pinuccio Misiti


L'edicola è sempre lì in via Veneto. Non c’è più Pinuccio Misiti, il giornalaio che faceva leggere gratis i giornali a tutto il paese, caso unico nel mondo. Uomo paziente, generoso, Pinuccio era buono e non diceva mai di no a chi chiedeva in prestito la Gazzetta del sud o un altro qualsiasi quotidiano o settimanale o mensile “per darci un’occhiata”.  

C’era perfino chi si portava a casa il giornale e glielo restituiva molte ore dopo o addirittura la sera. Ma Pinuccio non ha mai fatto una piega, neanche quando il giornale era stato maltrattato. Un vero signore. Gli unici giornali che non dava in prestito erano quelli nel cellophane, per ovvie ragioni, e a Pinuccio dispiaceva dover dire di no. Fosse stato per lui, avrebbe dato pure quelli. 

Il mitico Pinuccio, che a dispetto del nome era un uomo corpulento, guadagnava poco con i giornali, ma si rifaceva con le sigarette perché tutti i fumatori del paese erano suoi clienti. Stava bene economicamente, ma viveva con poco, era sempre al suo posto di lavoro, il suo universo, nel quale clienti e amici si mischiavano allegramente. 

Pinuccio era una certezza per il paese, il suo ‘tabacchino’ apriva la mattina presto e chiudeva la sera tardi. Era il crocevia delle notizie paesane. E lui sempre lì, lunghe ore in piedi ad aspettare i clienti e a chiacchierare con i presenti, e a sorseggiare i bicchieroni d’aranciata che la moglie premurosa gli preparava tutti i pomeriggi, specie d’estate. Pinuccio era quasi un punto di ritrovo, una specie di bar senza caffè. Clienti e amici sostavano dentro il locale, sfogliando i suoi giornali o chiacchierando. Ci fossero state sedie e tavolini, si sarebbero pure accomodati. Lui aveva ereditato la rivendita tabacchi e l’edicola dal padre Carmelo. All’inizio il negozio era situato in un piccolo locale quasi di fronte all’ingresso della villa comunale. Poi si era trasferito di fronte al vecchio mercato coperto, infine dove si trova adesso in via Veneto.  

(tratto da  'Lessico dell'anima', di Francesco Gerace, 2020, foto in alto di Archivio Storico Tropeano)


     

 


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